sabato 17 marzo 2007

Maschi

Sto parlando con una mia amica, una di quelle amiche con cui riesco a fare dei discorsi interessanti. Ecco, un discorso che proprio mi interessa sta nascendo ora. La ascolto attenta, c'è rumore intorno a noi, gente che passa frenetica, il luogo nel quale ci siamo incontrate non ammette troppe parole, le parole scivolano via e hai quasi paura di non riuscire ad afferrarle del tutto. Ma riesco a seguirla, perchè m'interessa. Assumo la mia classica espressione di quando ho tutta l'intenzione di ascoltare, seria, occhi fissi su di lei, una leggera ruga si forma fra le mie sopracciglia. Poi arriva lui, l'uomo del caso. Uno a caso, oserei dire. Uno che mi ha corteggiata e poi "puf", è sparito. Arriva evidentemente intenzionato a salutarmi, perchè qualcuno dei suoi compari gli avrà detto che ero lì dov'ero. Arriva, io mi distraggo piacevolmente, ma sto parlando, sto parlando di cose che m'interessano (merce rara); lui arriva, giro lo sguardo su di lui, mi saluta senza troppo entusiasmo, sembrerebbe. Un bacio sulle guance, due, poi - stavo parlando!- ritorno con lo sguardo alla mia amica, che è anche sua amica, ma spero che si fermi, parlerò anche con lui, sì, m'interessa. Ma lui non aspetta, o meglio vedo con la coda dell'occhio che forse vorrebbe aspettare, ma poi non so come mai, indietreggia di qualche passo. Un altro passo indietro, ha gli occhi grandi, sembra tenero in questo indietreggiare, sembra intimorito. Lo guardo mentre parlo con lei, vorrei incoraggiarlo, ma lui fa un passo avanti, poi finge di guardare delle cose intorno, poi mi guarda di nuovo, poi simula una fretta che non ha e finalmente si decide. Sì, si è deciso. Se ne è andato, è andato via, non ce l'ha fatta ad aspettarmi.
"Puf", sparito.
Più tardi, incontro il suo sguardo di nuovo su di me. Ha gli occhi grandi e teneri, ma non mi parla, non ci riesce, forse non vuole. Non vuole, già, è così. Sento i suoi occhi accompagnare i miei passi, seguirmi e poi, infine, abbandonarmi. Non faccio nulla, non posso, non devo, non mi va. Non mi basta, lascio che le sensazioni mi passino addosso silenziose, e le dimentico.
Peccato, un peccato perdersi senza essersi mai davvero incontrati.
Così vanno le cose, così devono andare

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Troppe chiacchiere. Scritte bene, ma troppe chiacchiere

Anonimo ha detto...

Ma non vi ha interrotto per niente?? Madonna mia 'sti omi...ma ogni tanto comunque succede così, proprio come hai raccontato tu. Comunque per consolarti cara Patti ti invito ufficialmente a seguire dagli spalti la squadra c'è per la prima partita dei play-off, il derby di Ponte Felcino. Ma ti richiamo io, tanto mi sa che non sarò in condizione di giocare e finirò in gradinata con te

Anonimo ha detto...

io non chiacchiero,io descrivo, e lo faccio per il piacere di scrivere, non certo perchè qualcuno in particolare le legga(anche perchè ci sn poche possibiltà che lo faccia). le chiacchiere le fa mi rincoglionisce di parole e poi non passa ai fatti. non credo di avere responsabilità in questo. w la squadra c'è

Anonimo ha detto...

Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più
A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità
Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano
A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato
Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino
Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti
Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere
(f.de Andrè-"le Passanti"-da una poesia di Antoine Paul)
scusa la lunga intromissione.passavo pel blog di federico e ho aperto il tuo.allora leggendo il post mi è venuta in mente questa canzone! ciao

Anonimo ha detto...

grazie! parole straordinarie e malinconiche che si addicono perfettamente al tenore del post, sono onorata di cotanto intervento...fa piacere se ripassi,ciao

Anonimo ha detto...

brava patti, divina narratrice. chissà chi è lui, chissà. e le parole di de andrè, anni fa, finirono nel mio telefonino, ritagliate in un messaggio doppio (o triplo) di tommi, che omaggiava la mia solita infatuazione per la passante di turno, e che guardacaso in quel momento mi stava di fronte, a parlare e soprattutto ad ascoltare i miei debordanti e gracchianti monologhi.
un abrazote alla patti, e uno pure a vintintìn

Anonimo ha detto...

non importa chi è lui...è servito solo da spunto per raccontare qualcosa che più di una volta mi è capitato di vivere...grazie per il divina!!