mercoledì 30 maggio 2007

Manifesto\5

A proposito di destino, autodeterminazione, volontà, sforzo e ragione...

"Ma una tale vertigine non reggeva davanti alla ragione. E' vero che la parola "peste" era stata pronunciata, è vero che in quello stesso minuto il flagello scuoteva o abbatteva una o due vittime. Ma, insomma, lo si poteva fermare. Quello che bisognava fare era riconoscere chiaramente quello che doveva essere riconosciuto, cacciare infine le ombre inutili e prendere le misure necessarie. Poi la peste si sarebbe fermata, in quanto la peste non la si concepiva o la si concepiva falsamente. Se si fermava, ed era la cosa più probabile, tutto sarebbe andato bene. Nel caso contrario, si sarebbe saputo che cosa fosse, e se non vi fosse modo di adattarvisi prima per vincerla poi.
Il dottore aprì la finestra, il brusio della città si accrebbe all'improvviso. Da un'officina poco distante saliva il sibilo breve e ripetuto d'una sega meccanica, Rieux si scosse: là era la certezza, nel lavoro d'ogni giorno. Il resto era appeso a fili e a movimenti insignificanti, non ci si poteva fermare. L'essenziale era far bene il proprio mestiere"

Albert Camus, La Peste, 1947

lunedì 28 maggio 2007

Io non sono un Homo oeconomicus

Qualche giorno fa squilla il telefono di casa nel primo pomeriggio. Naturalmente devo rispondere io, visto che a casa mia il trillo del telefono invece di avvicinare la gente all'apparecchio sortisce incredibilmente l'effetto inverso. E' fastweb, l'ennesima offerta telefonica fenomenale. Io non sento la necessità di cambiare operatore telefonico, ma la signorina per niente cortese dall'altro capo della cornetta mi chiede fastidiosamente i dettagli delle mia spese telefoniche. "Quanto spende, signora, con la telecom?" Purtroppo i miei genitori mi hanno fornito di un'educazione cattolica da "porgi-sempre-l'altra-guancia" e quindi io reprimo il mio istinto bestiale di mandarla affanculo. Vorrei dirle di farsi i cazzi suoi, e poi io non sono signora, ma invece le riferisco che spendo solo 99 euro ogni due mesi. A questo punto mi aspetto che la tizia mi dica che in fondo non è tanto, ma che comunque ha un'offerta migliore da farmi. Invece no, lei con una voce stridula e sguaiata da shampista di periferia - e poi distinguo chiaramente che sta ciancicando una gomma - mi dice che pago tantissimo e che lei mi dà tutto il superpacchetto per soli 32 euri al mese. Io le rispondo che sono solo 30 euro di differenza e che poi devo aspettare la disdetta dalla telecom, da alice, e che non mi va di aspettare, etc., e lei mi dice "ma signora, sono 30 euro! ci compra un paio di scarpe".

Un paio di scarpe. A parte il fatto che non è proprio vero, non so dove si serve sta tizia, ma io le ultime scarpe che ho acquistato le ho pagate 49 euri e mi sembrava comunque un buon prezzo; ma poniamo che sia davvero cosi, e se io non me lo voglio comprare queste scarpe? Io rispondo gentilmente che non m'interessa, a quel punto il tono della voce della tipa si fa aggressivo, direi quasi indignato, si. E'indignata, sembrerebbe che io sia una scialaquatrice di risorse, sembrerebbe che sia io la responsabile della fame nel mondo, vedo già Bob Geldof proiettare la mia foto sul maxischermo del prossimo Live Aid, o Live 8, o come si chiamerà il prossimo, e indicare il mio stile di vita come quello tipico della ragazzucola occidentale che spreca i propri soldi. E' davvero indignata e mi ripete "ma signora, un paio di scarpe!!!". Io adesso sono incazzata e le dico che a me la telecom mi sta simpatica, mentre fastweb la odio, sarà Valentino Rossi, sarà che si sentono fighi, sarà che uno che lavora pr Fastweb lo conosco e non si è comportato proprio bene, ecco io ho deciso senza alcuna razionalità di regalare 30 euro alla Telecom anzichè andarmi a comprare un nuovo paio di scarpe.
Ecco. Ho deciso io, e non qualcosa di divino a cui mi devo piegare che è questa famosa razionalità, il dio dell'uomo, il confronto costi-benefici, come diceva il mio libro di Economia Politica, micro, per l'esattezza. Robert Frank sosteneva, ricordo, che l'uomo è per sua natura razionale e compie delle scelte in base al criterio costi-benefici; tra due alternative ognuno di noi attribuisce una sorta di prezzo alle opzioni e poi passa a dare una valutazione in termini di denaro del beneficio che ne deriva: poi fa un confronto e decide. Questa cosa mi lasciò molto perplessa, non mi convinceva. In fondo cosi io non decido mai. A meno che non attribuisca un grande valore (la simpatia per la telecom) a qualcosa che "normalmente" non l'avrebbe. Ma chi decide che cosa ha valore? Io o qualcun altro? Sicuramente il professor Bollino mi avrebbe bocciata se io avessi risolto un problema di economia come ho deciso per fastweb, perchè un economista si aspetta, prevede, sa che la maggior parte della gente vorrà comprarsi un paio di scarpe.
Ma non perchè la gente è razionale, e io no. Questo non c'entra, mio caro Bollino (che fra l'altro voleva arruolarmi nel suo dipartimento...e non solo lui, anche la professoressa di Politica Economica: e quando io le ho risposto che avevo già scelto l'indirizzo storico, mi ha detto "Ma che ci va a fare?? Non serve a niente!" Eh già, devo essere apparsa come una scialaquatrice di razionalità)
La razionalità e la sua supposta naturalità non esiste, è solo un modo per "divinizzare" assolutizzare qualcosa che assoluto non è. Non siamo macchine, non siamo insetti, noi scegliamo. E scegliamo sulla base di valori, priorità. Ma con la favola della razionalità ci siamo dimenticati di poterlo fare. A meno che non ridiamo un significato diverso a un concetto vuoto, di metodo, come quello della razionalità e la smettiamo di confonderlo con quello di "agire secondo criteri di valori correnti". Ma per farlo bisogna smetterla di agire automaticamente, e pensare a COME si agisce, a costo di fare la figura di quelli poco svegli, che non agiscono subito, che non sanno subito cosa fare come se agiscano in risposta a uno stimolo. Stimolo-risposta, stimolo-risposta; questo lo fanno gli animali. Il che è molto più costoso, faticoso: è facile sapere cosa fare, cosa si vuole, quando non si sceglie, quando si segue un tragitto non creativo, retto, come un treno su di un binario. Al massimo puoi scegliere fra le stazioni di arrivo, ma non inventartene qualcuna nuova.

"Consideriamo vero ed evidente ciò che in realtà è stato costruito in un determinato momento della storia, sicchè quella presunta evidenza può essere sottoposta a critica e distrutta": questo lo diceva uno studioso di Foucault per decsrivere il suo concetto di episteme; e a me piace molto, ve lo lascio come chiosa dei miei deliri notturni, per ricordarmi che la storia c'insegna che la verità non esiste....anche se gli uomini hanno tanto bisogno di binari prefissati su cui muoversi senza chiedersi chi l'abbia mai costruiti. Tra tante costruzioni, perchè accontentarsi di questa schifezza dell'Homo Oeconomicus?

Sto diventando pericolosamente reazionaria, lo so
Buenas noches a todo el mundo

giovedì 24 maggio 2007

Ne ho viste cinque


Va bene, Berlusconi proprio non si poteva vedere, a circa un'ora dall'inizio della partita l'ho sentito usare ai microfoni del tg3 il "suo" milan in funzione politica, come se i successi dei rossoneri possano davvero testimoniare la sua grandezza politica o imprenditoriale. Questo mi ha fatto sgonfiare di tutto il già minimo entusiasmo che avevo nell'accingermi a guardare la partita. Stanca, spossata, dopo un'intera giornata in biblioteca e in dipartimento, non so esattamente perchè, ma non me ne fregava nulla. Mi capita spesso ultimamente nei confronti del calcio, una mancanza totale d'interesse, iniziata in effetti già con la fine dell'età puerile, che a volte viene ridestata o dall'arroganza intollerabile del mio fratellone juventino, o dall'agone degli scontri diretti importanti, o dalla bellezza del gioco in sè. Per questo, d'altronde, all'età di 10 anni, ho iniziato a tifare Milan: come si poteva non farlo? Una grande, straordinaria squadra formata da giocatori eccezionali e fornita di un gioco spettacolare; e poi lui, uno dei calciatori più forti degli ultimi vent'anni, Marco Van Basten, bello, umile, sfortunato: ricordo le sue lacrime il giorno del suo addio al calcio, mi sono intenerita e commossa. Così, due anni fa, mi sono messa a tifare la mia vecchia squadra durante la finale di Champions, perchè mi piaceva, mi esaltava, perchè mi ricordava di quando ero piccola e maschiaccia e ascoltavo le partite alla radio tra mio papà e lo Stefano. Due anni fa giocò benissimo, e si strameritava la Coppa... e invece il giorno dopo chiunque mi incontrasse dei miei amici maschi non perdeva l'occasione di sfottermi, invece di essere dispaiciuto per il calcio. Anzi, qualcuno parlava addirittura dell'esistenza di un Dio del calcio, per non parlare di chi mi ronzava nelle orecchie, sconosciuto, l'inno del Liverpool.
Va bene, ieri praticamente non ho tifato, la squadra non mi è piaciuta, ho esultato pochissimo, ma evidentemente questo famoso Dio del calcio doveva fare giustizia di una Coppa immeritata caduta nelle mani dei "Reds" due anni fa. E quindi, cari gufi che non sapete nemmeno cosa voglia dire giocare una finale di Champions League, quest'anno la canto io... AND YOU'LL NEVER WALK ALONE....
Dispiace solo che il piccolo Sheva non abbia potuto alzare una coppa che era sua di diritto
Aggiungo che preferisco mille volte vincere la Coppa dei Campioni che lo scudetto; mi piacciono le imprese epiche e gli scontri diretti, ma de gustibus...
A presto

mercoledì 23 maggio 2007

Impopolare

Non ho molto da dire, se non che anche io incrocierò le dita stasera, sebbene per motivi inversi rispetto ai 3/4 della popolazione italiana. é più forte di me, io tifo milan, un po' come la Nazionale, anche se non vi sono motivi razionali per farlo; ma del resto una finale di champions è solo un modo per tornare bambini e rincoglionirsi. Un modo in fondo sano, e quindi ringrazio la mia squadra per avermi dato la possibilità di farlo più e più volte nell'arco della mia vita, ancorchè giovane. Da Barcellona 1989, la splendida finale contro la Steaua Bucarest, durante la quale m'innamorai definitivamente di Van Basten, fino ad Atene questa sera, se non erro ne ho vissute ben 8. E spero che Atene porti fortuna come quella sera in cui abbiamo distrutto il "grande" Barcellona (era il 94? boh, non ricordo..). E Barcellona che torna, torna...

Allora, divertiamoci un po'.

domenica 6 maggio 2007

Jordi rules


Jordi arrivò nel settembre 2005 avvolto in un lenzuolino bianco. Più che a un gatto somigliava a un topo. Arrivò grazie alla Brizzli che, toccata a compassione per il mio lutto per Romeeo, decise di adoprarsi per colmare di nuovo la vacuità del mio cuore felino. Ciò avvenne esattamente un anno dopo la precoce scomparsa del mio primo micio razza europea che non tornò più a casa dopo l'ennesima fuga verso allentanti gatte sempre più lontane (era un gatto enorme e molto prestante, sicuramente il dominatore della zona); quell'anno senza gatti coincise inspiegabilmente (?) con il periodo di più numerose conquiste da parte mia... dovrei forse eliminarli? Comunque, Jordi - nome in effetti non troppo fantasioso, ma io e la creatività non siamo proprio compagne - fu annunciato come un gattino un po' sfortunato: unico superstite di tre gattini trovati vicino al Pam e raccolti dalla veterinaria di S. Marco, madre morta sotto una macchina, quindi non svezzato; già portatore di un'infezione che necessitava di antibiotici; insofferente alla luce e ai rumori (mi dissero "no, la cuccetta non la mettere in sala, i rumori della televisione lo spaventano") era talmente piccolo e denutrito che dovetti lasciare un avviso affisso alla porta d'entrata per lo Stèfano (mio fratello) in cui gli chiedevo di fare attenzione affinchè non lo pestasse. La notte s'infilava nel mio letto e mi dormiva accanto alla faccia, facendomi tante dolcissime fusa. Ora è cresciuto, ma è pieno di fobie: non riesce ad uscire di casa, si spaventa alla presenza di estranei e corre a nascondersi, e il poverino non ha nessuna intenzione di andare a gatte, nonostante io non l'abbia sterilizzato. Ho cercato in tutti i modi di farlo uscire, portandolo sotto casa con la gabbia e aprendo la porticina una volta in mezzo alla natura: niente, lui è tornato al portone di casa rannicchiato sulle sue zampette strisciando lungo i muri. Ho addirittura temuto che rimanesse stecchito da un colpo al cuore, tremava! Ora non mi rimane altro che sterizzarlo, dice. A me dispiace privarlo così del piacere della vita, ma dicono che soffra ancora di più se non lo castro. Povero micio, che mentre vi scrivo è salito sulla scrivania e mi slinguazza sulla guancia... C'è forse qualcosa di morboso in tutto ciò? vabbè, via, pure io sono felina essendo del Leone. Concedetemi qualche innocua leggerezza, sono una donna in fondo. La prossima volta inserirò l'oroscopo di Paolo Fox...
Ma guardate quanto è carino! Io adoro i gatti, esseri superiori, sensuali e strafottenti.
Grazie all Brizzli, dunque. E saluti a tutti voi
Miaoooooooo

venerdì 4 maggio 2007

Agrupemonos todos en la lucha final

VISTI DAGLI ALTRI

L'ultima svolta.
La falce e il martello giacevano impolverati da tempo nelle soffitte nell'ex Pci. Dopo il congresso dei Democratici disinistra (Ds), che si è svolto dal 19 al 21 aprile aFirenze, gli eredi di Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer hanno messo via anche la bandiera rossa e l'Internazionale. La scenografia della sala dove si sono radunati i 1.500delegati Ds tendeva all'arancione, il colore delle rivoluzioni di questi tempi. L'evento si è chiuso sulle note di una canzonetta, "Il cielo è sempre più blu". È l'ultima svolta: non resta più nessuna traccia, né nei simboli né nelle parole, del passato comunista. Approvando la dissoluzione del partito e la sua fusione con laMargherita, un movimento d'ispirazione democratico-cristiana, per formare il nuovo Partito democratico, i Ds hanno chiuso definitivamente un'esperienza storica cominciata nel 1921 a Livorno.

Le Monde, Francia (da Internazionale-Prima Pagina di oggi)

...e anche da ben prima, da Genova nel 1892. Il comunismo non può e non deve fagocitare tutto il movimento operaio e dei lavoratori in genere. La falce e il martello erano i simboli del lavoro di allora. Stracciandoli senza sostituirli con altri altrettanto significativi si vuole stracciare delle istanze sociali che da qualcuno devono pure essere rappresentate. E allora vediamo domani che succede con questa Sinistra democratica per il socialismo europeo... e speramo bene. Mentre Berlusconi ci ricorda che qui non siamo negli Stati Uniti e che le cose funzionano diversamente. Mentre Moratti sposta i festeggiamenti per lo scudetto della sua Internazionale dal 22 al 27 maggio, temendo di essere oscurato da un trionfo del Milan in Champions come 18 anni fa(che tristezza, poracci). Mentre il Milan insegna il calcio al Manchester, e batte la Roma 21-1, e l'Inter 63-1, secondo una certa logica. Mentre...... alè alè Segò alè.

...el genero humano es la Internacional...

kisses