martedì 30 dicembre 2008

Ecco cosa fa notizia in Italia

CAGLIARI - Trova 160mila euro tra contanti e assegni davanti ad una banca e li consegna ai carabinieri che sono riusciti a risalire al proprietario. Il fatto è accaduto sabato pomeriggio a Cagliari, ma si è saputo solo oggi. Protagonista dell'episodio Tiziana Concu, 43 anni, responsabile di un supermercato in via Sonnino, nel centro della città. La donna ha ritrovato la cassettina contenente il denaro davanti alla cassa continua della filiale del Monte dei Paschi di Siena di via Tuveri, dove si era recata per fare un versamento. Senza pensarci su, ha portato la somma dai carabinieri che sono riusciti a risalire al proprietario che si è visto restituire il piccolo tesoro. Si tratta di A. P., responsabile amministrativo di una società di Cagliari, che ha riferito di essersi recato come di consueto per il deposito della cassetta ma di non essersi accorto di eventuali malfunzionamenti dello sportello della cassa continua. Non ha dubbi Tiziana sulla correttezza del suo gesto, né ripensamenti. "Non erano soldi miei - ha detto - qualcun'altro li ha guadagnati e uno che perde tutti quei soldi può rischiare il posto di lavoro". Ancora non si sa nulla di un'eventuale ricompensa. L'uomo si è detto sollevato per il ritrovamento e la restituzione dell'ingente somma di denaro e ha annunciato che contatterà la donna per ringraziarla. Ma Tiziana, che ha portato la cassetta dai carabinieri, senza nemmeno aprirla, ha fatto sapere di non essere interessata. "Mia figlia è orgogliosa di me - ha affermato - La mia è una bella famiglia, mi basta e mi avanza. Non spero in una ricompensa, magari in un minimo di gratitudine".
(da Repubblica online, 30 dicembre 2008)

Quanti di voi sinceramente pensano che la signora Concu sia un po' fessa?

martedì 2 dicembre 2008

Para desentristecer

Canto sempre questa canzone ultimamente. Mi mette allegria, mi riempie il cuore, è l'amore per me, semplice, felice, solare, stare vicino a qualcuno e godere di quella vicinanza. La dedico a tutti i miei cari, amici familiari amori, che possano godere di tanta pienezza. E a me stessa, che possa cadermi di nuovo addosso questa bella sensazione di felicità. E alla Chìa, ovviamente, sognando un viaggio a Rio.


Gosto muito de te ver Leãozinho

Caminhando sob o sol

Gosto muito de você Leãozinho

Para desentristecer Leãozinho

O meu coração tão só

Basta eu encontrar você no caminho

Um filhote de leão, raio da manhã

Arrastando o meu olhar como um ímã

O meu coração é o sol pai de toda a cor

Quando ele lhe doura a pele ao léu

Gosto de te ver ao sol, Leãozinho

E de te ver entrar no mar

Tua bele, tua luz, tua juba

Gosto de ficar ao sol, Leãozinho

De molhar minha juba

De estar perto de você

E entrar NUMA

traduzione alla buona: Mi piace tanto vederti, Leãzinho Cammiare sotto il sole Mi piace tanto vederti Leãozinho Per non rattristare, Leãozinho, il mio cuore cosi solo basta trovarti nella mia strada Un cucciolo di leone, raggio della mattina Trascinando il mio sguardo come una calamita il mio cuore è sole padre di tutti i coloriqQuando ti abbronza la pelle, in vano mi piace vederti sotto sole, Leãozinho e vederti camminare verso al mare la tua pelle, la tua luce, la tua criniera Mi piace restare sotto sole, Leãozinho Bangnar la mia criniera star con te e rimanere con te piacevolmente( ed entrar NUMA…. La frase non finisce, ma sarebbe…NUMA BOA (gergo popolare brasil. Per dire : restare tranquillo, star in pace, sentir piacere…)


Grazie a Caetano Veloso

mercoledì 15 ottobre 2008

Stato sovrano e monopolio della forza fisica

ANDRO' via dall'Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà...", dice Roberto Saviano. "Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me".

sabato 13 settembre 2008

Manifesto/6 (?)

La pioggia cade, la candela profumata è accesa, le finestre spalancate, e io stesa sul letto ho pensato di riavvivare un po’ il blog. Si può fare anche a quest’ora, anche di ritorno da una cena fuori, grazie alla mia mansarda. E allora, tra i vari manifesti, questo mancava, clamorosamente direi.
Si potrebbe anche chiamare quindicennità, questo post. Questi sono gli Smiths, signori, pure quindicennità, testi adolescenziali, ma anche qualcosa in più dico io, di umano, di ragazzi timidi e ragazze timide, di voglia di diventare qualcuno, di voglia di trovare qualcuno soprattutto, di amare qualcuno, di non essere soli. How soon is now (diventata poi tristemente sigla di streghe…) dice “I am human and I need to be loved just like everybody else does” e tratteggia la scena di un tizio che va in pub con l’unico intento di conoscere una donna, o un uomo, e se ne resta tutto da solo, nessuno se lo fila, e va a casa da solo e si sente morire. Per fortuna non siamo tutti Morrissey e prendiamo con leggerezza questo genere di fallimenti. Ma in qualche modo fa piacere sentire un uomo di successo cantare certe cose, no? Soprattutto quando hai sedici anni e sei non proprio una venere. Poi con la chitarra di Marr ad accompagnare il tutto… Io li ho conosciuti tramite Ask, la più popolare all’epoca (la birra tuborg non aveva ancora usato please please please), me la ricordavo quella canzone anni 80, forse sentita a deejay television, chissà. Poi quando ho visto la cassetta in bibliotechina, non ho potuto fare a meno di prenderla in prestito, e lì nasce tutto. Scoperta tutta mia, che diffusi subito fra i miei amici, fra i quali Girlfirend in a coma divenne la canzone dell’estate, tipo. Son soddisfazioni. Tra tutte le canzoni, non sapevo che scegliere. Ma guardate quanto so’ anni 80, capelli improbabili, mascelle improbabili, mamma mia. E poi il gorgheggio tipico di Morrissey, che qui oltrettutto è a livelli massimi. Quindi ho scelto “Il ragazzo con la spina nel fianco”, perché mi piace il titolo, perché mi ricorda il primo album comprato dei Belle and sebastian…

“the boy with the thorn in his side, behind the hatred there lies a murderous desire for love” E poi lo diceva anche Adam Smith, il più grande desiderio umano è quello di essere amati, e su questo si regge qualsiasi società. In senso lato, e non solo erotico-sentimentale. Che poi il sesso tutto muova, più dell’amore…


And when you want to live, how do you start, where do you go, who do you need to know?

venerdì 29 agosto 2008

Siuma!

Ok, vado a dire agli altri di scrivere e poi il mio blog è fermo a fine luglio. Ma devo dire che in agosto poche cose da blog sono successe, e poca voglia di commentare fatti di qualsiasi genere, complice la quasi totale mancanza di vacanze, eccetto 5 giorni in quel di Barcellona. Non che io debba scrivere per forza, ma a volte serve, uno si sfoga un pochetto. Fuori c'è un sole illusorio che fa pensare all'estate ancora in corso, ma che in realtà non scalda più di tanto nè scurisce la mia pelle abituata a ben altro caldo; un'estate senza Salento mi sembra dura da sopportare, tanto più che ho disertato 12 ore prima il tour con Pasqui e Fra; ora il rimpianto correlato ad un'invidia crescente mi obbliga a scrivere il capitolo della tesi entro brevissimo, che se l'avessi fatto a luglio non stavo qui a lamentarmi. Quindi reprimerò qualsiasi istinto adolescenziale da "è venerdi, bisogna uscire" o "è sabato, un giretto in centro è d'obbligo", e mi tufferò nel quadretto borghese della famiglia Rosselli (grazie al libro che mi ha regalato Tommi) e nelle polemiche e ripensamenti del secondogenito di Amelia Pincherle verso gli odiosi comunisti togliattiani. Non contando che dovrò scrivere cose che non penso, pena la revoca dell'incarico di tutor da parte del mio professore emerito. Ma voi lo sapevate che Rosselli era cugino di Moravia? sapevatelo, su rieducational channel.
In tutto ciò la mia soglia di tolleranza ed empatia verso le persone si abbassa paurosamente, e non so se esserne spaventata o alleggerita; alleggerita di ciò che le persone si aspettano maggiormente da me, esserci sempre, pronta a capire, a comprendere, a perdonare; la patti dolce, la patti che fa sentire tutti a loro agio, la patti che non sa rifiutare le proposte, che ha paura di perdere le persone care. Ecco, mi sono stufata di questa patti, è grave?
Normale, forse; persino salvifico; un po' come quando cancelli tutti i messaggi ricevuti da un ex, come quando ti si cancella la rubrica del telefono e vuoi solo recuperare chi ti cerca. Non ho più molto da dare, e mi terrò stretta quello che ho, pronta a difenderlo coi denti. Normale dopo un agosto così, mi sa. Trentanni, ospedale, delusioni, e nemmeno il mare cristallino della Baia Verde o de "l'infucaciucci". Per fortuna che c'è stato Siuma (chi sa sa) e la Chiara, che ho conosciuto la sua amica Laura, e Bingo Bongo, e l'Irene, che mi ha ospitato, che sa prendersi cura di me quando io non sono in grado di farlo, e la Dani con Jordi, e quel pezzo di terra che si chiama Barcellona. Che ogni volta che ci sbarco la odio, e tutte le volte che me ne volo via, inspiegabilmente, mi ritrovo di nuovo innamorata.

lunedì 28 luglio 2008

Bandiera rossa trionferà

Vendola aveva il 47 %; lui il 40; ma ce l'ha fatta a mettere insieme tutte quelle meravigliose mozioni, una per rilanciare il conflitto sociale, l'altra per la falce e il martello. Un vero stratega. Così si fa. In odio al leaderismo si mettono insieme tutte le schifezze possibili, pur di essere contrari e conservatori. Diliberto è già pronto a braccia aperte: e questa notizia mi esime dal commentare ulteriormente. Allora torniamo quattordicenni e urliamo tutti insieme pateticamente evviva il comunismo e la libertà!

venerdì 27 giugno 2008

Siamo tutti più scemi e informati

http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/scienza_e_tecnologia/google-7/google-frigge-il-cervello/google-frigge-il-cervello.html

Io l'avevo sempre sospettato, avevo notato in me un cambiamento nel modo di approcciarmi ai libri: leggo poche righe, poi salto un pezzo, fatico a concentrarmi su di una frase, non ho pazienza, e mi infastidisce perdere troppo tempo per carpire un concetto o il significato di una pagina. Questa continua necessità di semplificare tutto mi fa perdere delle capacità di elaborazione. Lo sento. Anche il mio linguaggio è un po' peggiorato, troppo pochi aggettivi. In internet è tutto facile; il web è il regno dei periodi brevi, concisi, rapidi da leggere. Il regno dello stimolo-risposta applicato alla conoscenza. Il discorso è complesso, e non ho sicuramente io gli strumenti per affrontarlo, ma leggere questo articolo (on line, of course) in un certo senso mi rincuora. Ho sempre pensato che ci siano "tipi umani" più adatti di altri a questo fantastico e rivoluzionario strumento. Io non credo di esserlo; perdo la bussola nel web, e tramite questo futile esperimento bloggardo ho capito da un pezzo di non essere nemmeno tanto in grado di usarlo attivamente: argomento troppo le mie affermazioni, scrivo troppo su una stessa cosa. Eppure, fra i pochi pregi che le persone riconoscono nelle cose che scrivo, c'è sempre stata la sintesi. Sospetto che questo mezzo mi dia come la licenza di impegnarmi poco, e per una come me, è un male. La confusione ha bisogno di ordine, disciplina; sono un tipo abituato ad approfondire e se non lo faccio, risulto scadente. (e severa con me stessa, ovviamente)

Ho di nuovo divagato, meglio chiudere qui, che fa troppo caldo. Almeno ieri un po' di frescura l'ho sentita al lago, ma la torta al testo dalla maria non era per niente all'altezza delle aspettative (mi pare di aver sentito definirla dalla pasqui "troppo sciucca", ma po' esse che mi sbagli... dopo 20 anni qua ancora non ho assimilato nulla, mi ci vorrebbe un bell'insegnante!)

Ho pure scoperto che un'attrice (?) di Incantesimo è raccomandata. Anche quello in effetti lo sospettavo, sono dei cani. E dire che ultimamente lo seguivo pure...(che vergogna che vergogna, ma lo tengo solo in sottofondo....è che a casa mia se magna alle 3 ora)

Fra un po' mi rilasserò dipingendo di rosso la ringhiera del terrazzo. Un modo come un altro di riappropriarmi della fisicità e degli oggetti. Buon fin de semana a tutti (e magari ci vediamo dal vivo)

martedì 24 giugno 2008

Anestetici

Gli okkervil river stanno lentamente diventando uno dei miei gruppi preferiti. So che questo lusingherà dozzini, visto che credo che me li abbia fatti conoscere lui; bisogna riconoscergli questa capacità di ascoltare e scovare tutti i gruppi del mondo, e di tanto in tanto ce chiappa. In questo periodo mi danno carica, e la musica mi ha sempre salvato dall'apatia. Grande cosa, la musica. Anche se quella che ascolto io è una selezione molto limitata di suoni. (niente classica, poco jazz,molte chitarre e batteria; bello essere abitudinaria). Mi porta lontanissimo, mi stordisce, mi anestetizza. E mi piace ascoltarla mentre corro, nel sole. Sole e musica; ma anche notti tiepide-finestra spalancata-radio a basso volume. Possibilmente radio rai, chiacchiere e musica di qualità. Ieri sera ho riprovato a fare come a tredici anni, le sere d'agosto a perugia mi chiudevo nella mia cameretta e ascoltavo Mixo, Alberto Campo e Marco Basso da Planet rock. Era il 92, me ne ricordo benissmo, c'erano stati gli attentati a Falcone e Borsellino, io stavo molto in casa, ero un tipo solitario, socievole ma solitario; i bambini della mia età del mio qurtiere non mi piacevano per niente, quindi vie di fuga, necessarie. In fondo è stato bello consocere tutta quella musica allora, tutta insieme. Ricordo nitidamente il primo ascolto di "Boys don't cry", un momento mitico; era stata richiesta da una tizia che scriveva regolarmente alla trasmissione; me ne innamorai all'istante. Non contenta, quando terminava P.R., dopo mezzanotte mi ascoltavo le trasmissioni notturne, credo ci fosse Max Prestìa, un altro di quelli che scrivevano su Rockstar tempi d'oro. Ero contenta, e limitata da quelle 4 mura con finestrone spalancato. Ma la contentezza ha pur sempre dei limiti. I limiti sono necessari per potersi accontentare. Insomma, ieri sera ho acceso la radio e ho sentito voci familiari, Riccardo Pandolfi e Fabio de Luca, un tempo gloriosi conduttori di Suoni e Ultrasuoni. La mia contentezza è finita molto rapidamente, quando i due poveri tizi hanno annunciato l'ultima canzone di Ligabue(se ne sentiva il bisogno di un'ulteriore canzone di Ligabue?)...
Per fortuna che ora c'è dozzini (e i miei amici in genere, che di solito sono miei amici perchè ascoltano bella musica), e youtube, ed il simpatico muletto, e la borsa di dottorato, cosi con uno sforzo in più la musica me la devo procacciare da me. Ma io, ora, quattordicenne, senza soldi com'ero, che potrei fare? che musica ascolterei? che potrei diventare fra 15 anni? Non fatemici pensare. So solo che se avessi una figlia gli farei vedere i miei cartoni animati, a partire da Lady Oscar. Ma questo è un altro post.
Che poi non pensare è l'attività più importante in cui sono impegnata in questo periodo. Il sole aiuta (come dicevano i subsonica? Dammi solo anestetici sorrisi ed una nuova ossessione...)
E' cosi, ci sono periodi in cui vorresti che tutto rimanga com'è. Ma cosi non è, e ti ci abituerai, e sarà persino meglio, lo sai, ma si fa solo fatica ad immaginarlo.

venerdì 13 giugno 2008

Cataclismi

C’è bisogno di ripartire dalla socieà, ripete Paolo Ferrero.

Eccomi, io sono la società, non sono un’iscritta. Mi reco al Cva di P.S.Giovanni piena di curiosità. Arrivo e vedo un folto gruppo di gente che parla amichevolmente fuori. Capisco che si conoscono tutti e che mi guarderanno come un’intrusa. Decido di entrare a testa bassa per evitare qualsiasi sguardo inquisitorio. Visto il bordello fuori immagino che dentro sia gremito. Per niente, un mucchio di sedie bianche vuote. Mi siedo e mi sento solissima. Evidentemente sono una delle poche che non conosce nessuno. Dopo un po’ arriva un tipo che conosco, mi saluta affettuosamente, sembra contento di vedermi. Dopo il saluto però mi chiede “e tu che ci fai qua?” “Sono venuta a sentire che ha da dire Ferrero, ho visto anche Vendola”. “Ah, in qualità di?”

In qualità di? Mi ha chiesto davvero in qualità di? Che cos’è, un consiglio di amministrazione?

Sono tentata di rispondergli “In qualità di spia del PD”, come forse qualcun altro avrà pensato di me. Forse perché mi avranno visto a qualche banchetto della Sinistra Universitaria. Banchetti, poi, che in realtà erano del commercio equo.

Ferrero finisce di parlare, quelle quattro idee trite e ritrite sulla identità, sugli errori di aver partecipato al Governo Prodi, sull’importanza di essere uniti e di ripartire dalla società. Ecco, ora prendono la parola persone comuni dell’assemblea. La gente inizia a far rumore, si parla ad alta voce, molti escono, si rimane in pochi ad ascoltare queste persone. Ecco come i rifondaioli partono dalla società!!

Poi però il rifondaiolo amico mi chiede di partecipare alla riunione del suo circolo. Cavoli, bello, ecco un’apertura al nemico, senza paura. Ha capito che a me piace Vendola, e lui invece sta con Ferrero, si vuole tenere stretto la sua appartenenza, ma non ha paura di me, che possa iscrivermi e votare.(ho letto che c’è una vera e propria guerra ai nuovi iscritti, i vecchi si sentono minacciati e ora-questi-che-non-hanno-mai-partecipato-al-partito-che-vogliono?forse vogliono iniziare a partecipare? E’ una cosa tanto orribile? ) Invece no, lo capisco dopo poco, quando mi dà il suo numero di cellulare, e poi trova una scusa per avere il mio. Mica gli interesso in quanto cittadina, ma in quanto carne. Forse per riuscire a ottenere qualcosa è disposto pure a fingere di comprendermi. Del resto, che ti aspetti da un materialista storico? Loro ragionano con la pancia, mica con la testa. E un giorno da questa pancia arriverà il cataclisma.

Ne prevedo uno a breve, se continuano così, un bel cataclisma che li spazzerà via dalla storia, se le ultime elezioni non gli sono bastate.

mercoledì 14 maggio 2008

Famiglia Addams


"Per quanto mi riguarda ascoltare Travaglio o guardare la famiglia Addams è la stessa cosa", dice Calderoli. Vede orrori dappertutto: forse è la sua immagine riflessa nello specchio che lo perseguita.
Sul caso Travaglio, sulle lezioni di giornalismo che a destra e a manca chiunque gli vuole impartire ("Non sempre i fatti sono la realtà", titola La Repubblica: bene, c'hanno tolto pure questa certezza!!), sulla puntata di Anno zero del Primo Maggio, io sono sconcertata. Premesso che non condivido le opinioni politiche di Travaglio, e che a volte mi è pure antipatico, lo trovo un giornalista molto rigoroso. Forse eccede nel protagonismo, ma perchè cucirgli la bocca? Cosa dice di così oltraggioso? Posto che non dice che Schifani è un mafioso, ma solo che ha intrattenuto rapporti con gente successivamente incriminata, cucirgli la bocca significa considerare che il pubblico sia cretino, che possa confondere una frase per l'altra. L'importante è che il pubblico sia informato su di un fatto. Io, poi, che penso che al pubblico medio televisivo importi poco che Schifani o quant'altri siano dei delinquenti, non capisco quale sia la convenienza di creare tutto questo polverone.
La cosa che mi sconcerta è:
1. La reazione dell'opposizone che si dice liberale. La reazione di un giornale come Repubblica, che oramai sembra un bollettino di cronaca nera, che dovrebbe essere il principale portavoce a stampa di questa opposizione.
2. Petruccioli e le dichiarazioni sulla puntata di Annozero su VDay2. Lui si è indignato per lo spazio pubblico offerto da Santoro a Beppe Grillo (esiste, purtroppo; che ci dobbiamo fare, lo dobbiamo ignorare e censurare? riempie pure le piazze!); io, al posto suo, l'avrei fatto per gli incredibili insulti di Sgarbi a Travaglio. Sgarbi, sì, a mio parere, dovrebbe essere censurato dalla televisone pubblica, e di corsa. Tutti quei "testa di cazzo" , la sua prevaricazione superba, la prepotenza, l'incapacità di autocontrollo sono un esempio terribile per coloro che guardano la televisione; anche perchè la sua immagine rimane cmq quella di un uomo di cultura e di successo, una sorta di modello. Scriva libri da casa, usi l'intelligenza per questo, se gliene è rimasta.
Spero di poter continuare ad avere la possibilità di ascoltare Santoro o Travaglio, o anche di evitarli; ma lo voglio decidere io.

mercoledì 23 aprile 2008

Sant Jordi

Oggi in Catalunya (o forse solo a Barcellona, non ricordo) le donne regalano un libro agli uomini, che ringraziano con una rosa. Altro che cioccolatini...le donne italiane fanno ingrassare i loro uomini, quelle catalane li acculturano! I catalani, non c'è che dire, sono un popolo troppo civile...

E infatti mi sono messa di nuovo a cercare possibili sbocchi della mia ricerca che mi riportino laggiù. Dovrebbero esserci, visto che il caro Rosselli fu il comandante della Colonna Italiana delle brigate internazionali nella guerra civil. Ma il mio tutor filofascista non so se mi approverà....comunque io cerco, e que viva Catalunya!

martedì 15 aprile 2008

Trecconti

Famo du'conti sullo strepitoso risultato elettorale del PD:

Alla Camera

- Popolo della libertà: 272
- Lega: 60
- MPA 8
- UDC 36
Totale 376

- PD 211
- IDV 28
Totale 239

Un ottimo risultato. Un aumento generale dei consensi per il centro e la destra. Contando che il PD è un partito di centro e che ha anche usufrito dei voti, risucchiati sulla base della teoria del voto utile, della sinistra del Paese (di cui la prossima volta dovrà fare a meno), non mi sembra poi che ne sia valsa la pena. Evviva Water. C'hai preso pel culo, tu e la tua idea che il PD avrebbe potuto vincere. Soprattutto, non si sa come potrebbe mai vincere in futuro. Con chi potrebbe mai allearsi per risalire i 9 punti percentuali di svantaggio??? E non ho sentito un "mea culpa", niente, tutti trionfanti e felici. Io invece lo dico, mea culpa. Mi vergogno di aver dato retta a sondaggi e politologi del cazzo che mi hanno convinto del voto disgiunto. Che cogliona.
Inoltre, non sono sicura che questa sia l'Italia: non so se si possa affermare che in Italia non ci sia una rilevante parte di società che si riconosce nella "sinistra" ( nb. "sinistra", non più "sinistra radicale"... le parole sono importanti). Questi risultati hanno dell'incredibile, arrivano inaspettati, c'è solo da prenderne atto e riflettere, io non so dare una spiegazione. Sarà anche un sistema stabile, ma questa non è democrazia. Ripeto, meglio il partito unico.

lunedì 14 aprile 2008

giovedì 3 aprile 2008

Tra Di Pietro e Bertinotti ci sto io

Anche io mi sono cimentata nel giochino, che ha dato risultati prevedibili. La domanda è: ma PD e IdV così lontani nel grafico, che ci fanno insieme? E poi, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare...

venerdì 14 marzo 2008

giovedì 13 marzo 2008

venerdì 7 marzo 2008

La scelta

VELTRONI E IL NORD EST

Lo strappo di Calearo
di Gian Antonio Stella

Dice il ministro rifondarolo Paolo Ferrero che l'idea di Veltroni della comunità del lavoro «è una classica idea di destra organicista, la traduzione del "siamo tutti sulla stessa barca" con i lavoratori che remano e Agnelli al timone». «Una stupidaggine», sentenzia: «La società è divisa tra chi sfrutta e chi è sfruttato». Quindi, come ha sancito Fausto Bertinotti, tra l'operaio scampato all'incendio della Thyssen e l'ormai ex presidente di Federmeccanica Massimo Calearo candidati insieme nel Pd, o è di troppo l'uno o è di troppo l'altro.
Per carità: potrebbero esserlo tutti e due. Nella prospettiva di un partito attento ai processi più nuovi della società, Antonio Boccuzzi ha oggi un altissimo valore simbolico dopo la catena di omicidi bianchi ma porterà in Parlamento la prospettiva di un lavoratore di un settore esausto e assai poco innovativo. Ed è fuori discussione che l'ex rappresentante degli industriali vicentini, che sono tra i pacchetti di mischia combattivi del Paese, è del tutto estraneo alla storia del centrosinistra. Non bastasse, ha sottolineato subito questa sua estraneità confidando di non aver «mai» votato da quella parte e infilando una serie di battute, a partire da «San Clemente» che hanno incendiato il dibattito come una torcia in un pagliaio.Veltroni poteva trovare di meglio per aprire a quel Nord Est da decenni avaro di soddisfazioni per la sinistra? Può darsi. I mal di pancia dell'elettorato che si riconosce nel Pd sono forti. E nel rivangare un'infelice battuta del neo-capolista democratico sullo sciopero fiscale («a mali estremi...») crescono i sospiri di dissenso di quanti avrebbero preferito che Walter puntasse (ammesso e non concesso che accettassero) su altri cavalli, forse meno ruspanti e meno in sintonia con gli umori dei piccoli e medi imprenditori veneti, ma mai vissuti come «avversari», e tanto meno come «falchi»: Pietro Marzotto, Mario Carraro, Luciano Benetton.
Ma Veltroni voleva lo strappo. Netto. Carta vincente o carta perdente? Si vedrà. Al di là dei turbamenti democratici e dei veleni della destra che urla al «tradimento», le polemiche su Calearo dimostrano però ancora una volta tutti i limiti d'una certa sinistra nel capire il Nord Est. Basti leggere Liberazione.Dove i settentrionali sono «prigionieri del benessere blindati nelle villette-bunker» contrapposti a «meridionali costretti a una nuova ondata migratoria verso i paesi di quelle villette». Uno stereotipo che fa il paio col modo in cui Alfonso Pecoraro Scanio sbertucciò le paure dei veneti dopo il massacro di Gorgo al Monticano: «Il tono del dibattito sulla sicurezza è ormai da barzelletta». E con l'idea di una società spaccata come una mela di Ferrero.
Sia chiaro: il mondo è pieno di sfruttati e sfruttatori. E gli uni e gli altri vanno chiamati col loro nome: sfruttati e sfruttatori. Ma questa sinistra è convinta di conoscerli davvero, i «suoi» operai del Nord Est? Dicono le tabelle delle ultime politiche che i risultati ottenuti da Rifondazione in alcuni paesi ad altissima densità operaia della provincia iper-industrializzata di Vicenza sono i seguenti: 2,7% ad Arzignano, 2,7 a Carrè, 2,0 a Rosà, 1,8 a Rossano Veneto, 1,6 a Zermeghedo... Come mai? Forse le cose sono un po' più complesse...

(dal Corriere della Sera del 7 marzo 2008)


La classe operaia del Nord Est, non è una classe operaia? che vuole, esattamente e in realtà? perchè Rifondazione non fa breccia nei loro cuori e non riesce ad interpretare i loro desideri? Non sarà forse che Rifondazione ha già deciso a priori quali sono le esigenze di quella cosidetta classe?
Chi sono coloro i quali sono attaccati alle idee, i comunisti o gli altri? L'idea della classe operaia forse è solo un'idea, un'astrazione pericolosa, che perde di vista la realtà, fingendo un realismo da professore accademico convinto di essere nel popolo, di andare al popolo, novelli narodnaja volja. Si pretende di descrivere obiettivamente la realtà in nome di un processo storico basato sulla speculazione filosofica datata più di 150 anni fa. Di speculazione si trattava, lungimirante certo, e non sarò certo io a negare il grande valore di quella speculazione; ma manichea, violenta se si cerca in tutti i modi d'incastrare i dati storici e di fatto come pezzetti di un puzzle che non combaciano fra di loro. Di idee, non di fatti: idee che si basavano sulla analisi dei fatti, ma di idee.

Detto questo, odio il trasversalismo di Veltroni, il nuovo trasformismo all'italiana, volemose bene, siamo tutti sulla stessa barca; il suo progetto di politica all'americana non credo possa davvero trapiantarsi in Italia, anche se tanto malvagia in fondo non è: l'idea del grande partito di centro sinistra, nel quale si compongano, all'interno del partito e non in una battaglia all'ultimo sangue nelle istituzioni che porta all'ingovernabilità, gli interessi e le istanze della parte progressista del paese, nel quale si possa verificare il peso di ciascuna componente, e se il peso è insufficiente allora stiano zitti, perchè se non sono rappresentativi di una parte considerevole del paese non possono governare, quindi non possono contare nulla, quindi affanculo, prima vadano ad incidere sulla realtà sociale e dopo possono dirsi rappresentanti di quella realtà, una realtà che odiano, che disprezzano, che li fa vomitare. Sono io, quella che odia la gente cosi com'è, allora nulla, non posso certo dirmi rappresentativa di questa gente che odio, di mia mamma che pure è mia mamma, ma che io non rappresento, perchè io a mia mamma tento tutti i giorni della mia vita di cambiarla, lotta continua che si risolve sempre in una sconfitta; allora io non posso rappresentarla, questa realtà che odio. Allora non bisognerebbe tentare di rappresentare ciò che non si conosce, ciò che non si comprende, e guardare ai propri simili, e basta. E pensare a qualcuno che rappresenti me stessa. Chi mi rappresenta? Veltroni? Non penso, lo voterei solo sulla base di un calcolo, per dare forza al suo tentativo velleitario di rinnovamento del sistema politico-istituzionale. Al chiuso della cabina elettorale, io la scheda e la matita, cederò ancora una volta al fascino di Bertinotti, temo. A meno che in quest'ultimo mese che mi separa dall'appuntamento alla scuola media di Montegrillo, non mi costruisca una serie di solide motivazioni razionali che riescano a sconfiggere quell'impulso quasi primordiale alla nicchia.

Poi, certo, bisognerebbe riflettere sul perchè in Italia, da sempre, il ruolo di campione del liberalismo-liberismo lo interpreti la sinistra riformista; in questo, credo, un peso non trascurabile derivi sempre da quella speculazione filosofica di una vita fa...

Questa è l'impressione di un mese di campagna elettorale, forse distorta dalla mia tentazione di fregarmene definitivamente, e rinchiudermi nel mio eremo... la scelta più conseguente del mio amore per la nicchia.

A ver...

sabato 9 febbraio 2008

Aspirazioni

Sono tornata a Jonathan Coe, ho comprato Donna per caso, uno dei pochi suoi libri che mi sono rimasti da leggere; non mi aspetto granchè, ma certo che trovo sempre nelle sue pagine dei segni inconfutabili di affinità elettive.... leggere per credere!

"In quel momento, un gatto entrò nella sua camera. Tale creatura, un piccolo tabby bianco a strisce marroni di nome Sefton, aveva solo due anni, ma per portamento e filosofia di vita non dimostrava certo una così giovane età. Maria lo amava di un amore genuino, basato, come dovrebbe essere ogni amore degno di questo nome, su un profondo rispetto. Sefton le dava l'impressione di aver capito tutto della vita, da cima a fondo. Gli scopi della sua esistenza erano pochi e tutti degni di ammirazione: nutrirsi, tenersi pulito e, sopra ogni altra cosa, dormire. Maria a volte era convinta che anche lei sarebbe stata felice, se solo le avessero permesso di confinare se stessa entro questi tre semplici ambiti di preoccupazione. Inoltre, ammirava l'atteggiamento di Sefton nei confronti delle manifestazioni fisiche d'affetto. Sefton vi era decisamente portato. Un perfetto sconosciuto non doveva fare altro che fermarsi, chinarsi e offrirgli la più semplice delle carezze in mezzo alle orecchie e in cambio, per qualche minuto, i due si sarebbero avvoltolati l'uno contro l'altro, accarezzandosi e coccolandosi e strofinandosi come due giovani amanti in preda agli spasmi del più estatico trasporto adolescenziale sul green di un campo da golf. Ciò era per Maria fonte di profonda invidia. Non che le sarebbe andato di essere accarezzata, strofinata e coccolata da perfetti sconosciuti, naturalmente no. Per essere esatti, ciò che Maria invidiava era il fatto che Sefton potesse indulgere in quella deliziosa intimità restando al sicuro nella consapevolezza che il piacere che ne ricavavano lui e il suo partner fosse del tutto innocente. Per Maria non era così [...] In effetti a questo stadio dell'esistenza, Maria non era contraria al bacio o allo strofinamento occasionale, o all'occasionale orgasmo. Ma più il tempo passava e più Maria cominciava a vedere le brame sessuali della razza umana, incluse le proprie, come il sintomo di una bramosia ben più grande, di una solitudine terribile, di un'urgenza a dimenticare se stessi... Sì, Maria avrebbe sempre avuto un debole per gli uomini, e magari avrebbe anche potuto limitarsi a un uomo in particolare se solo fosse riuscita a trovarne uno che condividesse la sua idea che l'intimità tra due persone possiede un valore in sè, del tutto indipendente dal fatto che detta intimità conduca o meno ad appiccicose confluenze [...]
Maria invidiava Sefton per tre cose. Delle prime due abbiamo parlato; la terza era questa: nessuno si aspettava da lui il benchè minimo interesse o ricavasse la benchè minima soddisfazione dalle faccende degli esseri umani. In conseguenza di ciò, aveva la libertà di ostentare un'indifferenza tanto sbalorditiva quanto legittima. Sotto tale aspetto, il solo guardarlo dava a Maria una grandissima forza. Sefton non si curava minimamente del benessere della famiglia se non quando questo intaccava il proprio. Era completamente preso da se stesso, eppure mancava del tutto di egoismo, una condizione che Maria, con sua grande tristezza, già sapeva esserle praticamente negata".

martedì 5 febbraio 2008

E aggiungo subito...

iI link di un mio amico che forse proprio perchè esiliato in australia "alza la voce" con più convinzione. Ed è probabilmente più responsabile di me... dategli un'occhiata, se c'avete voglia, magari potete pure segnalargli qualche articolo interessante dalla rete. A lui piacerebbe sicuramente, senza dubbio

lunedì 4 febbraio 2008

sull'Aventino

Una volta esistevano deputati di un certo genere. Pronunciavano discorsi parlamentari memorabili. Uno di quelli che maggiormente ricordiamo tutti (ma credo che se si facesse un sondaggio fra gli italiani medi, molti non saprebbero esattamente perchè gli siano state intitolate tante vie e piazze) è Matteotti, no? Intervento da brividi, a pensarci a posteriori, coraggioso e quasi ingenuo, irresponsabile quasi, folle e dettato da tutto fuorchè dall'opportunità. Ora abbiamo Mastella. Un discorso penoso, che ad ascoltarlo istintivamente provoca un moto di repulsione, disgusto, disprezzo, e viene voglia di alzarsi, mollare tutto e andare via, o tirare dei pomodori, dissociarsi, ritirarsi sull'aventino delle coscienze. E invece? Applausi, scroscianti e deprimenti, applausi, applausi. No, perchè di tutta questa squallida vicenda, gli applausi e la solidarietà di gran parte del Parlamento, e la raffigurazione del martire Mastella, lui che fra l'amore della famiglia e il potere, sceglie il primo, è la cosa che mi fa più ribrezzo. Mai come in questo periodo mi sento come esiliata dal paese in cui sono nata; non me ne sento parte, non darei nulla per questa gente. è forse questo il motivo per cui guardo tutto come da dietro un vetro, come se fosse un film, uno scenario lontano; mi sento come narcotizzata dalle vicende, come se il mio organismo avesse creato degli anticorpi per difendersi da tanta oscenità.
Peggio del fascismo, molto peggio, credo. Se ci fosse una dittatura si potrebbe progettare delle piccole azioni esemplari, e forse ci si sentirebbe con la coscienza più a posto, oppure progettare un legittimo tirannicidio contro il dittatore, e forse qualcuno in più riconoscerebbe la natura di tiranno del potere e si trverebbe conforto dalla solidarietà silente di chi vorebbe farlo, ma si trattiene solo per paura. Il coraggio non verrebbe meno, allora credo.
Ma qui, così, in queste condizioni, a che pro fare qualcosa? In nome di chi?
I bolscevichi, i giacobini; persino gli anarchici... mai l'avrei detto, ma li comprendo sempre di più. La libertà non è per tutti; come tutte le cose grandiose, bisogna meritarsela.

E con questo pessimismo cosmico, vi saluto. E scriverò molto più frequentemente, sì sì.