martedì 24 aprile 2007

Come muore un italiano

31 gennaio 1945

Edda

voglio scriverti queste mie ultime, e poche righe. Edda, purtroppo sono le ultime si, il destino vuole così, spero ti giungano di conforto in tanta triste sventura.
Edda, mi hanno condannato alla morte, mi uccidono; però uccidono il mio corpo non l'idea che c'è in me. Muoio, muoio senza alcun rimpianto, anzi sono orgoglioso di sacrificare la mia vita per una causa, per una giusta causa e spero che il mio sacrificio non sia vano anzi sia di aiuto nella grande lotta. Di quella causa che fino a oggi ho servito senza nulla chiedere e sempre sperando che un giorno ogni sacrificio abbia il suo ricompenso. Per me la migliore ricompensa era quella di vedere fiorire l'idea che purtroppo per poco ho servito, ma sempre fedelmente.

Edda il destino ci separa, il destino uccide il nostro amore quell'amore che io nutrivo per te e che aspettava quel giorno che ci faceva felici per sempre. Edda, abbi sempre un ricordo di chi ti ha sempre sinceramente amato. Addio a tutti.

Addio Edda

Bruno Frittaion (Attilio)

di anni 19, studente, nato ad Udine. Dopo l'8 settembre 43 abbandona la scuola unendosi alle formazioni partigiane.
Uno, per ricordare tutti quelli che hanno avuto un coraggio che non mi so nemmeno immaginare.

ps. consiglio a tutti di leggere un libro molto interessante sulle memoria pubblica collettiva del 25 aprile (e non solo) : "La guerra della memoria: la resistenza nel dibattito politico italiano dal 1945 a oggi" di Filippo Focardi, edito da Laterza, uscito solo 2 anni fa, quindi aggiornato alle odiose richieste di "parificazione"degli ultimi 15 anni...

Buon 25 aprile a tutti, miei cari!

mercoledì 18 aprile 2007

Manifesto\4

Oggi pensavo a questa canzone, nel sole del percorso verde dell'una. Mi è tornata in mente nello stesso luogo in cui mi trovavo nel luglio del 1994 poche ore prima della finale dei mondiali (quindi dovrei supporre che fosse il 17). Ero con le mie amiche -grandissime amiche- di allora, l'Anna e l'Ascione. Che poi l'Anna l'ho rivista in centro il sabato di pasqua, non la vedevo da anni, ormai fissa a Milano nella sua carriera da consulente del lavoro, o giù di lì, che non ci capisco mai niente qualndo me lo spiega. Comunque ha a che fare con aziende e avvocati, e chi se lo aspettava da lei. E l'Elisa (che ai tempi era semplicemente Asciò, o Ascio-hashish) l'ho ritrovata in biblioteca, pochi giorni prima del mio esame di dottorato, pochi giorni dopo la sua laurea italiana, presa ad integrare l'altra ottenuta a Londra. Pochi giorni dopo il suo esame di dottorato, lo stesso in cui ha saputo di aver vinto la borsa. Ci siamo fumate una sigaretta insieme, come ai vecchi tempi, i tempi del bagno del terzo piano del Mariotti intasato di fumo e di chiacchiere, chiacchiere che ci facevano sentire delle donne fatte. Non penso che sia stato un caso averla trovata lì quel giorno, perchè è riuscita ad incoraggiarmi con la sua semplice testimonianza.
Ho divagato, come sempre.
Loro erano le mie più care amiche, quella era l'estate del 94, io uscivo tutti i giorni verso le 4 con il mio sì verde bottiglia percorrevo strade ormai cambiate verso il centro, e lì mi piazzavo fino all'ora di cena con l'Anna. Stavamo sempre sedute al Pds, per diversificarci da quelli del portone, o forse perchè non avevamo il coraggio di sederci fra di loro, anche se dopo poco siamo state risucchiate da loro; ci sembravano "grungissimi"...termine idiota che usavamo indistintamente per definire i freghi carini o le zecche zellose, che ci piacevano tanto. Poi giravamo fingendo di essere lesbiche o comunque con una birra in mano sempre ben in vista: eravamo davvero convinte di essere provocatorie, come delle rockstar. Quell'estate lì infatti ci mettemmo in testa di formare il primo gruppo di riot grrrls perugino, poracce. Davvero patetico. Io alla voce e chitarra, Ascio alla batteria e Anna alla chitarra. Il basso non credo fosse contemplato, o forse c'era l'idea di coinvolgere un maschio, ma non ricordo. La prima prova avvenne proprio al percorso verde, nel giorno suddetto. E in quei giorni io tentavo di rifare con la mia chitarra il riff iniziale di questa grandiosa canzone dei Sonic Youth...quanto me piaceva...quanto mi piace anche adesso, troppo tempo che non la riascolto...ma quant'ero scema...però mi divertivo parecchio.
Ecco a voi un altro pezzo di me

10, 20, 30, 40
tell me that you wanna hold me
tell me that you wanna bore me
tell me that you gotta show me
tell me that you need to slowly
tell me that you're burning for me
tell me that you can't afford me
time to tell your dirty story
time for turning
over and over
time for turning
four leaf clover

betting on the bull in the heather

10, 20, 30, 40
tell me that you wanna scold me
tell me that you a-dore me
tell me that you're famous for me
tell me that you're gonna score me
tell me that you gotta show me
tell me that you need to sorely
time to tell
your love story time
for turning
over and over
time for turning
four leaf clover

betting on the bull in the heather

(Bull in the heather)

mercoledì 11 aprile 2007

Ballata per un uomo buono

Lunedì sera ho visto “Le vite degli altri”, di Florian Henckel von Donnersmarck (regista e sceneggiatore, prima d’ora assolutamente sconosciuto). Non sono un’esperta di cinema, quindi lungi da me farne una recensione. Ma mi ha fatto uscire dal cinema con quella bella sensazione di pienezza che non provavo da un po’ dopo un film, quando senti che qualcuno da qualche parte nel mondo ha rappresentato al posto tuo i tuoi pensieri, e lo ha fatto in maniera magistrale. È questo in fondo ciò che mi piace dell’arte, la capacità di comunicare e interpretare le sensibilità delle persone a livelli alti e sublimi. Non c’è bisogno di troppe parole per spiegare quello che si vuol dire, soffermandosi minuziosamente su singoli questioni, sviscerandole, dibattendole, col rischio di perdersi nelle sottigliezze verbali. C’è una sorta di immediatezza inspiegabile nell’arte. Un bel film, per esempio, arriva subito al cuore del discorso, senza che il pubblico sia necessariamente capace di cogliere tecnicismi o sottigliezze. Basta qualche battuta, un dialogo scarno, un’espressione particolarmente calibrata dell’attore, e il gioco è fatto.

Così è successo ieri. La DDR ai tempi di Honecker è stata rappresentata in maniera molto efficace, almeno per quel che riguardava l’oggetto del film, il controllo spionistico della Stasi; in particolare, delle vite del drammaturgo Georg Dreyman, della sua fidanzata e attrice, del suo circolo culturale sottilmente ostile al regime, ma non al socialismo (di cui nel film non vi è una condanna, ma lo sguardo obiettivo di chi non se ne vuole disfare: la Germania dell’est non è qualcosa da ghettizzare, ma da recuperare come appartenenza della nazione, ma anche della stessa Europa “civilizzata”), ragione per la quale nessuno di loro decide di fuggire oltre il muro. La bellissima figura del suo amico ed ex-regista dei suoi drammi, Jerska, relegato ai margini dello stesso circolo di intellettuali perché colpito dal “divieto di lavoro”, considerato ormai da tutti “una nullità” solo perché incapace di rimanere sordo ai richiami della propria coscienza e di piegarsi al potere disumano, burocratico, razionale e cialtrone dei vertici del partito. Si chiamano tra di loro, i frustrati ciccioni del potere, “compagni”: compagno ministro, compagno capitano, compagno tenente, ma sono in tutto e per tutto uguali ai “signori”, potenti di qualsiasi altro stato al di qua della cortina. È lui, l’emarginato Jerska, che regala al suo amico scrittore lo spartito di una sonata per pianoforte, “Ballata per un uomo buono”. E sarà questa la ricompensa morale per essersi distinti e aver smesso di essere “cattivi”, come gli uomini della Stasi vengono chiamati dalla gente comune, e dai bambini che giocano a pallone in strada. Il finale un po’ forzato era d’altronde inevitabile per poter concludere la storia sottolineando la gratitudine per l’eroicità di gesti altrimenti invisibili. È la solitudine – non solo, ma soprattutto per i tipi “creativo-antropocentrici”- che porta alla disperazione; la solitudine “morale” di chi non riesce più a vedere l’utilità delle proprie posizioni, perché solitarie. Per questo era necessario il finale, nel quale fra l’altro ha luogo uno scambio di battute molto azzeccato fra lo scrittore Dreyman e l’ex compagno ministro alla cultura, che più o meno dice “Le manca la nostra DDR, vero? Era così bella…lì lei sapeva benissimo a cosa opporsi, mentre nella Repubblica Federale non c’è proprio più niente contro cui lottare”. Geniale.
Altra frase mitica: "Le persone non cambiano così facilmente, succede solo nelle commedie".
A metà del film, la Fra ci ha rivelato che anche suo zio che viveva lassù fu controllato dalla Stasi; niente di che, intendiamoci, solo un rapporto sul tipo di persona che era, sulla sua condotta morale e sulla vita che svolgeva; il rapporto glielo hanno fatto pervenire qualche anno fa: una brava persona sembrava, secondo gli agenti. Mi ha provocato una strana sensazione.
Tanto altro mi è piaciuto, ma ora basta. Andatelo a vedere, se potete.

Hasta pronto, blog permettendo

giovedì 5 aprile 2007

Le conseguenze del nervoso

Torno ad usare attivamente il mio blog, e lo faccio per la prima volta dallo studiolo che il dipartimento di scienze storiche gentilmente concede ai suoi dottorandi. Mi sento un po' ladra, in questo momento. E anche spaurita, vista la compagnia forzata di una vespa gigante, che non oso disturbare, ma che spero presto prenderà la via della fuga all'aria aperta. Ma non posso fare altrimenti, nel senso che da casa il mio blog è inaccessibile. Evidentemente il nervosismo dell'altra sera ha fatto più danni di quelli ragionevolmente prevedibili e il mio antivirus per qualche strano motivo ha deciso di non caricarsi più, nè automaticamente nè manualmente. Per la qual cosa, immagino, blogspot non mi dà la possibilità nè di commentare nè di governare il mio piccolo mondo di parole. E dire che c'avevo proprio voglia di scrivere, mannaggia. Magari è stato il destino a farmi evitare di rendere pubbliche ulteriori stronzate, ma tant'è.
Ora sono di nuovo io che gestisco il divenire, qui tutto dipende da me, e ho deciso che sarò leggera leggera. Innanzitutto, grazie al meuri pei cd, soprattutto la seconda parte è meravigliosa, con crazy mary-alive-black-state of love and trust. Io uso queste per stare meglio, soprattutto l'ultima e rockin'in a free world, mi mettono una grinta! Better man un po' mi intristisce, invece. Son gusti.
Poi. Programmi per il fin de semana santa. Le mie amiche sono tutte cattoliche, e non escono, soprattutto il sabato, come al solito. Come quando andai da sola - o quasi- a vedere i Modena City Ramblers (che a quei tempi ci piacevano parecchio). Io ho fatto un mezzo pensierino al Norman, perchè è tanto che non ci torno, e perchè qualcuno o qualcosa mi ha detto che c'è la serata dark-newwave-anni80 et similia in sala grande. Chi me ce viene? E poi, cinema? Proposte per bei film? Per pasquetta c'è una proposta pic-nic da parte della fra, ma ancora non ho deciso nemmeno se farò qualcosa...
Comunque, scappamo, scappamo in Spagna. E portamoce anche il meuri, però.
Ora vi lascio, che ho compagnia e forse serve il computer.

E all'anonimo dei numeri, molteplici baci, che il suo numero, dopo averlo riletto nell'agendina in cui lo scrisse di suo pugno, mi ha fatto venire ancora di più il nervoso...

lunedì 2 aprile 2007

Inevitabilmente

Oggi sono nervosa. Nervosissima, elettrica.
Sarà perchè in questa camera non c'è una sedia, e io sono praticamente seduta per terra col portatile sulle gambe. E nella mia camera, e sottolineo mia, c'è una confusione infernale, nonostante io prima di uscire avessi ordinato tutto. Tutti i miei vestiti sul letto, e non riuscivo a trovare il modo di appendere la mia giacca di pelle, non c'era più la sua stampella. Ci tengo, io, alla mia giacca, non deve essere buttata dove capita...
Forse è perchè non prendo un verso preciso, in certi giorni. Mille cose per la testa e niente che vada a buon fine. Per esempio adesso si sono aperte di continuo 20 finestre del norton che mi chiedevano sempre la stessa cosa, e io ho risposto sempre la stessa cosa, ma loro hanno continuato ad aprirsi, senza motivo, per una cosa del tutto priva di interesse.
Devo ricominciare daccapo la ricerca, ora. Devo scoprire esattamente cos'è questo "Corriere degli italiani", ma non ne sono convinta. Non mi va, oggi. Perchè il docente che mi ha suggerito di occuparmene non sapeva bene nemmeno lui cosa fosse. Forse dovrei essere comunque contenta, in fondo è qualcosa di nuovo, sconosciuto, un lavoro originale sull'antifascismo. Invece no, oggi no, non me ne importa nulla.
Sarà che è tanto che non aggiorno il blog, e oggi non dovrei proprio farlo, per non rischiare di buttarla troppo sul peronale, che poi c'è gente che legge curiosa, solo per curiosità, ed è un po' perverso come meccanismo. Gente che non pensavo leggesse, e invece poi legge. Gente che non esiste nella mia vita, ma per la quale in piccola parte io esisto se mi leggono. Nel trambusto di questi giorni a casa mia, ho ritrovato vecchi quaderni del liceo. Avevo l'abitudine in 5 ginnasio di scrivere un diario pubblico. scrivevo le mie stronzate e le facevo leggere a tutti, e chiunque poteva commentare, scrivere a sua volta. Non era la classica smemo, ma un quaderno in cui scrivevo delle specie di lettere. Ho pensato, no il blog non può trasformarsi in questo, piuttosto non scrivo più. Invece no, sto scrivendo le mie stronzate anche qui. Nervoso.
Sarà che mi sono resa conto di non ricordare più il numero di casa di uno dei miei amici più cari. Un numero che facevo continuamente ad occhi chiusi, molto spesso, spessissimo. Una scoperta triste. Allora al nervosismo si è accompagnata la sensazione malinconica che le cose cambiano, inevitabilmente. E non dovrebbe essere un brutto pensiero, a pensarci bene; in fondo dovrebbe sollevare chi si sente esattamente come me oggi. Invece no, la piega dei miei pensieri è troppo negativa, oggi, e penso che le cose cambiano, soprattutto quelle che non vorresti cambiassero mai.
Allora iniziano una serie di pensieri assurdi che non riesco a controllare...
Sarà, sarà.
Sarà perchè sono una donna, e si sa in certi giorni non mi si può prendere. Lo dice anche la pubblicità. Gli ormoni impazziscono e che ci posso fare. Se piango in certi giorni è solo perchè è inevitabile, sono una donna, questo non lo posso controllare, mi ci devo rassegnare.
Ora vado a cenare, che ancora non l'ho fatto, per evitare di litigare con chiunque trovi davanti ai miei occhi
Suvvia, almeno ho riaggiornato il blog...