sabato 9 febbraio 2008

Aspirazioni

Sono tornata a Jonathan Coe, ho comprato Donna per caso, uno dei pochi suoi libri che mi sono rimasti da leggere; non mi aspetto granchè, ma certo che trovo sempre nelle sue pagine dei segni inconfutabili di affinità elettive.... leggere per credere!

"In quel momento, un gatto entrò nella sua camera. Tale creatura, un piccolo tabby bianco a strisce marroni di nome Sefton, aveva solo due anni, ma per portamento e filosofia di vita non dimostrava certo una così giovane età. Maria lo amava di un amore genuino, basato, come dovrebbe essere ogni amore degno di questo nome, su un profondo rispetto. Sefton le dava l'impressione di aver capito tutto della vita, da cima a fondo. Gli scopi della sua esistenza erano pochi e tutti degni di ammirazione: nutrirsi, tenersi pulito e, sopra ogni altra cosa, dormire. Maria a volte era convinta che anche lei sarebbe stata felice, se solo le avessero permesso di confinare se stessa entro questi tre semplici ambiti di preoccupazione. Inoltre, ammirava l'atteggiamento di Sefton nei confronti delle manifestazioni fisiche d'affetto. Sefton vi era decisamente portato. Un perfetto sconosciuto non doveva fare altro che fermarsi, chinarsi e offrirgli la più semplice delle carezze in mezzo alle orecchie e in cambio, per qualche minuto, i due si sarebbero avvoltolati l'uno contro l'altro, accarezzandosi e coccolandosi e strofinandosi come due giovani amanti in preda agli spasmi del più estatico trasporto adolescenziale sul green di un campo da golf. Ciò era per Maria fonte di profonda invidia. Non che le sarebbe andato di essere accarezzata, strofinata e coccolata da perfetti sconosciuti, naturalmente no. Per essere esatti, ciò che Maria invidiava era il fatto che Sefton potesse indulgere in quella deliziosa intimità restando al sicuro nella consapevolezza che il piacere che ne ricavavano lui e il suo partner fosse del tutto innocente. Per Maria non era così [...] In effetti a questo stadio dell'esistenza, Maria non era contraria al bacio o allo strofinamento occasionale, o all'occasionale orgasmo. Ma più il tempo passava e più Maria cominciava a vedere le brame sessuali della razza umana, incluse le proprie, come il sintomo di una bramosia ben più grande, di una solitudine terribile, di un'urgenza a dimenticare se stessi... Sì, Maria avrebbe sempre avuto un debole per gli uomini, e magari avrebbe anche potuto limitarsi a un uomo in particolare se solo fosse riuscita a trovarne uno che condividesse la sua idea che l'intimità tra due persone possiede un valore in sè, del tutto indipendente dal fatto che detta intimità conduca o meno ad appiccicose confluenze [...]
Maria invidiava Sefton per tre cose. Delle prime due abbiamo parlato; la terza era questa: nessuno si aspettava da lui il benchè minimo interesse o ricavasse la benchè minima soddisfazione dalle faccende degli esseri umani. In conseguenza di ciò, aveva la libertà di ostentare un'indifferenza tanto sbalorditiva quanto legittima. Sotto tale aspetto, il solo guardarlo dava a Maria una grandissima forza. Sefton non si curava minimamente del benessere della famiglia se non quando questo intaccava il proprio. Era completamente preso da se stesso, eppure mancava del tutto di egoismo, una condizione che Maria, con sua grande tristezza, già sapeva esserle praticamente negata".

martedì 5 febbraio 2008

E aggiungo subito...

iI link di un mio amico che forse proprio perchè esiliato in australia "alza la voce" con più convinzione. Ed è probabilmente più responsabile di me... dategli un'occhiata, se c'avete voglia, magari potete pure segnalargli qualche articolo interessante dalla rete. A lui piacerebbe sicuramente, senza dubbio

lunedì 4 febbraio 2008

sull'Aventino

Una volta esistevano deputati di un certo genere. Pronunciavano discorsi parlamentari memorabili. Uno di quelli che maggiormente ricordiamo tutti (ma credo che se si facesse un sondaggio fra gli italiani medi, molti non saprebbero esattamente perchè gli siano state intitolate tante vie e piazze) è Matteotti, no? Intervento da brividi, a pensarci a posteriori, coraggioso e quasi ingenuo, irresponsabile quasi, folle e dettato da tutto fuorchè dall'opportunità. Ora abbiamo Mastella. Un discorso penoso, che ad ascoltarlo istintivamente provoca un moto di repulsione, disgusto, disprezzo, e viene voglia di alzarsi, mollare tutto e andare via, o tirare dei pomodori, dissociarsi, ritirarsi sull'aventino delle coscienze. E invece? Applausi, scroscianti e deprimenti, applausi, applausi. No, perchè di tutta questa squallida vicenda, gli applausi e la solidarietà di gran parte del Parlamento, e la raffigurazione del martire Mastella, lui che fra l'amore della famiglia e il potere, sceglie il primo, è la cosa che mi fa più ribrezzo. Mai come in questo periodo mi sento come esiliata dal paese in cui sono nata; non me ne sento parte, non darei nulla per questa gente. è forse questo il motivo per cui guardo tutto come da dietro un vetro, come se fosse un film, uno scenario lontano; mi sento come narcotizzata dalle vicende, come se il mio organismo avesse creato degli anticorpi per difendersi da tanta oscenità.
Peggio del fascismo, molto peggio, credo. Se ci fosse una dittatura si potrebbe progettare delle piccole azioni esemplari, e forse ci si sentirebbe con la coscienza più a posto, oppure progettare un legittimo tirannicidio contro il dittatore, e forse qualcuno in più riconoscerebbe la natura di tiranno del potere e si trverebbe conforto dalla solidarietà silente di chi vorebbe farlo, ma si trattiene solo per paura. Il coraggio non verrebbe meno, allora credo.
Ma qui, così, in queste condizioni, a che pro fare qualcosa? In nome di chi?
I bolscevichi, i giacobini; persino gli anarchici... mai l'avrei detto, ma li comprendo sempre di più. La libertà non è per tutti; come tutte le cose grandiose, bisogna meritarsela.

E con questo pessimismo cosmico, vi saluto. E scriverò molto più frequentemente, sì sì.