giovedì 1 luglio 2010

Il suonatore Jones

Ci sono giornate in cui i trentanni - età ormai che non verrà più cambiata fino all'agosto 2018, ma che sai bene che non sarà più ferma come fingi che sia - ti pesano più di altre, in cui le scelte sembrano non potere esistere, in cui ogni lasciata è persa. Cos'è questo se non vigliaccheria? Prima erano i venticinque anni, poi i quasi trenta, e sembravi già vecchia prima di esserlo davvero. Come se la vecchiaia fosse una scusa per non vivere, prepensionamento. In pensione prima ancora di aver provato a fare qualcosa di buono, prima ancora che le delusioni possano essere davvero le tue. Una vita in potenza, un perfezionismo autocastrante che t'impedisce di fare qualsiasi cosa, perchè la paura di fallire è più forte della voglia di riuscire. Allora è più facile accettare, prendere quello che viene, e il destino inizia a diventare più importante di qualsiasi decisione. E allora, quando in giornate come queste, rischi di perdere il controllo dei tuoi desideri, quindi della tua vita, l'unica cosa da fare è lasciare che le cose vadano come il tuo istinto ti porta a volere. "No, questa cosa proprio non mi va di farla". E allora perchè farla? Sarebbe giusto, farla; probabilmente qualsiasi altro essere umano "razionale" (quella razionalità illuministica da homo oeconomicus che porta sempre a scegliere la cosa più conveniente)seguirebbe la strada della ragione, appunto. Ma per me sarebbe proprio non-vivere. Allora, mi fermo, ascolto un po' di buona musica, vado al sole, mi faccio una doccia e realizzo "ma perchè mi dovrebbe importare qualcosa? solo perchè alla maggiorparte del mondo importa?". Seguo il mio principio del piacere. Si vive per star bene il più possibile, non per sopravvivere. Follia? Auto-giustificazione per la propria mancanza di serietà? Incapacità di crescere? I dubbi continuano, ma non posso fare a meno oggi di metterli a tacere.

"voglio un pensiero superficiale che renda la pelle splendida".